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Page:Labi 2009.djvu/68

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coalizzata quando doveva fronteggiare la temuta modernità importata dai migranti di ritorno - indipendentemente dal genere -, poiché «[n]ei riguardi delle idee soverchiamente moderne l’emigrazione è dannosa perché entrate esse una volta nel territorio non sortono più».[6]

La Penisola tutta conosceva da secoli correnti migratorie femminili interne, di gruppo, stagionali e per lo più rivolte al mondo agricolo, ma la fine del XIX se- colo presentava modalità affatto nuove nel panorama dei tradizionali flussi. Negli anni Ottanta - a seguito della crisi agraria e dell’aumento della pressione demografica - nelle famiglie contadine divenne necessario integrare il reddito come mai in passato, al punto che anche le donne dovettero (poterono) partire; questa situazione di profondo disagio economico era vissuta con particolare intensità nei territori montani, aggravata pure da una situazione strutturale or- mai incapace di reagire o più precisamente capace di reagire in un solo modo: espellendo la sua popolazione. Il concomitante mercato internazionale del lavoro proponeva precise traiettorie per i molti lavoratori non qualificati che produceva la montagna e per le migranti ciò significava soprattutto industria, ma non erano ignorati neppure i più pesanti lavori nei servizi piuttosto che la precarietà delle giornaliere. Molte donne andarono nel versante settentrionale delle Alpi attratte dal lavoro di fabbrica nei paesi di lingua tedesca, una direttrice quasi offerta dalla stessa natura di un territorio che da secoli riversava le sue popolazioni nel versante opposto a quello di vita, ma proponendo in questo scorcio dell’Otto- cento una nuova tipologia migratoria: quella femminile.[7]

Emigrante e operaia inurbata erano i fattori che cominciavano a delineare una precisa figura di lavoratrice, appetibile per gli imprenditori perché docile e avvezza a duri lavori, necessaria alla famiglia per i suoi guadagni, ma peri- colosa per la società a causa del decadimento morale che si riteneva insito in tale condizione. La migrante era la protagonista di un teorema insolubile dovuto alla problematicità allora insuperabile di lavorare lontano dalla fa- miglia, nonostante fossero state proprio le necessità di quest’ultima a farla partire. La donna era ancora strettamente correlata alle specificità del contesto sociale di origine - non ultimo a quei modelli culturali che ostacolavano le tendenze evolutive del lavoro femminile -, al punto che la sua presenza nelle attività esterne alla famiglia poteva essere compresa solo in relazione alla forma di famiglia prevalente nel suo ambiente, in un’epoca ancora dominata dagli stereotipi che vincolavano la donna al governo della casa e alla mater- nità, valori peraltro trasversali alle diverse estrazioni sociali ed economiche.

Quindi, l’emigrata nell’industria (soprattutto se all’estero) sommava in sé

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14