Page:Labi 2009.djvu/76

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malattie diffuse tra i lavoratori erano celate dagli stessi per vergogna, essendo imputate alla miseria dell’ignavia o per timore di perdere il posto perché considerati meno produttivi e per le donne talune di queste inibivano pure il matrimonio;[37] ne deriva che oggi siamo privi di molti di quei documenti che ci consentirebbero di verificare obiettivamente le conseguenze di queste infermità ed è un depotenziamento della memoria che colpisce soprattutto l’analisi di genere. Alberto De Bernardi, riferendosi alla «deviazione» sociale delle cause di pel- lagra ed alcolismo, l’ha definita «rimozione collettiva delle cause autentiche», un’espressione felice che mi sembra sia estensibile a tutta la strumentalizzazione delle «patologie sociali» qui trattate.[38]


Note

1 C. Grandi, Donne fuori posto, Roma 2007, pp. 21-37.

2 G. Maifreda, La disciplina del lavoro, Milano 2007.

3 Cf. «Sul lavoro dei fanciulli e delle donne. Risposte alla circolare no 45 del 25 luglio 1879», Annali dell'industria e del Commercio, 15, 1880 (numero monografico).

4 Grandi (vedi nota 1), p. 67.

5 G. Tore, «Malattia ed economia», in: Centro italiano di storia ospitaliera CISO (a cura di), Storia della sanità in Italia, Roma 1978, pp. 61-66; R. Villa, «Antropologia della miseria e del lavoro: aspetti dell’analisi medico-antropologica di fronte alle classi subalterne», in: M. L. Betri, A. Gigli Marchetti (a cura di), Salute e classi lavoratrici in Italia dall'Unità al fascismo, Milano 1982, pp. 517-530.

6 A. Maresio Bazolle, Il possidente bellunese, ms., Belluno 1892, a cura di D. Perco, A. Lazzarini, Comunità Montana Feltrina, Feltre 1987, vol. I, p. 264.

7 C. Grandi, «L’emigrazione femminile italiana in Germania. I motivi di una scelta», in: L. Trincia (a cura di), L'emigrazione italiana in Germania fra Otto e Novecento: fonti, aspetti e problemi di metodo, numero monografico di Studi Emigrazione / Migration Studies, 142, 2001, pp. 346-374.

8 F. Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra. In base a osservazioni dirette e fonti autentiche, Roma 1973 (ed. originale 1844).

9 G. Cosmacini, L'arte lunga, Roma 1997, p. 349; A. Schiavi, Come nasce, vive e muore la povera gente, Roma 1902.

10 G. Allevi, Le malattie dei lavoratori e l'igiene industriale, Milano 1908; E. Bertarelli, «Metodi nuovi nella valutazione economica dell’alimentazione», Critica sociale, 1908, pp. 136-138; P Albertoni, «La fisiologia e la questione sociale», La Medicina sociale, 1913, vol. 1, pp. 4-5, vol. 2, pp. 25-28; P. Sorcinelli, Gli italiani e il cibo, Bologna 1995.

11 G. Cosmacini, «Il rapporto tra sociale e biologico nella storia della medicina», in CISO (vedi nota 5), pp. 54-60; P Ceré, Les populations dangereuses et les miséres sociales, Paris 1872; G. Bolis, La polizia e le classi pericolose della società, Bologna 1879.

12 F. Gatti, La lotta sociale antitubercolare in Italia, Milano 1910.

13 E. Bortolottti, Case operaie, Bologna 1881; M. Velox, «Le abitazioni antigieniche e le classi povere», La medicina sociale, 3, 1913, p. 43-44.

14 Ministero Agricoltura Industria Commercio, Ufficio del Lavoro (a cura di), La donna nell'industria italiana. Studi di demografia ed economia industriale, Roma 1905; O. Vitali, Aspetti dello svi-

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Histoire des Alpes - Storia delle Alpi - Geschichte der Alpen 2009/14