Ore di città/39

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Ore di città/39  (1988) 
by Delio Tessa
Ore di città edizione postuma

Vecchi camions[edit]

Come arrivano stanchi! Stanchi da non poterne più! Uno è sul viale a un cento metri dalla rimessa; s'è fermato davanti al distributore della benzina, ma lui non se ne può servire perché va ad accumulatori e gli accumulatori son scarichi. Domando al conducente che è su e aspetta pazientemente:

«E adesso? Bisognerà rimorchiarlo?»

«No, no, de chi on poo el se invia...»
«Ma come? Se non c'è più energia non anderà mai...»
«No, no, de chi on poo ne troeuva anmò on cicin, basta lassall quiett...»

Proprio come i cavalli affranti che hanno bisogno di un piccolo alt, cinque minuti per tirare il fiato. Altri camion da queste parti rincasano così adagio che fanno pena. Non riescono neppure a superare la lievissima salita che immette alla rimessa. Poi vien fuori qualcuno e li aiuta, i poveri camion, a andar dentro.

Nella loro estrema stanchezza, nella lor miserevole decrepitezza, sono vivi di sofferenza. Tutto soffre a bordo, soffre e traballa scassato, sbilenco, sbullonato... le ruote scentrate dalle gomme consunte, le balestre piatte dai carichi brutali e scomposti... Non hanno più valor commerciale, ma servono sempre. Il capitale se ne è andato, ma l'interesse c'è ancora.

Il loro ricetto notturno è un capannone immenso parte in legno e parte in muratura che hanno tirato su per godere un'area spoglia fra il viale e la circonvallazione. I vecchi camion vi si allineano come cavalli alla greppia; le lamiere dei cofani alzate stan lì tutta la notte con la bocca aperta.

Mangiano dormendo. Ricaricano gli accumulatori, mangiano.

Il loro sonno rigeneratore è nostro. Noi pure dormendo abbiamo un filo che si innesta invisibile in noi e ci lega a un mondo ignoto, il cosmo. Una corrente passa e ci ristora.

Se il mattino ti levi per tempo puoi vedere la portaccia del capannone aprirsi e i vecchi camion uscirne in fila, traballanti, assonnati come da un asilo notturno di mendicità. Si sparpagliano per ogni dove, vanno in cerca del loro carico, del loro lavoro, sobbalzano perché vuoti, leggeri trottano vivacemente.

Andiamo con essi.

A giornata finita ritorneranno qui pesanti di tristezza per l'innesto notturno del filo, a riprender lena per il nuovo cammino.