Ore di città/24

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Ore di città/25  (1988) 
by Delio Tessa
Ore di città edizione postuma

Informazioni[edit]

È il quarto o il quinto sportello a sinistra entrando nel gran salone dell'Esattoria. C'è lì di solito un signore molto per bene, molto cortese col pubblico che lo interroga sui più svariati argomenti. La gente che gli si affolla davanti è per lo più povera gente. Sono donnette del popolo che frugano febbrilmente nella borsetta.

Tiran fuori nell'eccitazione una carta invece di un'altra...

«No, non è questa».
«Allora, l'è questa chì!»
«Neanche».
«Ah! Ch'el specia, l'è chì!... no... ma se ghe l'avevi appena adess...»
«Bene, intanto lei si tiri da parte e la cerchi che io sentirò questo signore...»
La donnetta fruga, butta sossopra tutto. Una vicina le consiglia:
«Che la vaga adasi; che la guarda, l'à perduu ona carta...»
«Oh povera mi!»

Gliela raccattano, gliela mettono in mano. La donnetta cerca ancora, cerca sempre e infine conclude:
«L'óo lassada a cà!»
Intanto il signore per bene sta dicendo al contribuente che è lì colle sue cartelle aperte davanti:
«Lei adesso, paga...»
«Ma se ho già pagato?»
«No, caro signore, lei ha pagato le due rate precedenti, quelle lì, non questa».
«Insomma io non capisco...»
«Ma se le sto spiegando...»
In coda un esercente espone il suo caso a un compagno di incertezza che lo lascia finire e poi si limita ad allargar le braccia come il prete dopo il Sanctus e a dire:
«Chi besogna pagà!»

Ora è la volta di una signora che ha avuto un lutto in famiglia. «Mi l'è duu ann che m'è mort el can e me ven foeura la tassa!»

... «vegnì foeura!» inciampo nella curiosa espressione milanese e me ne interessa l'esegesi. Ecco, per esempio, l'esercente è in questo momento allo sportello e si lagna ch'inn vegnuu foeura a fagh i att. Capite? Vuol dire che di regola le carte delle tasse, gli Ufficiali Giudiziari hin denter, sono dentro cioè, dentro nei cassetti, dentro negli uffici e soltanto in determinate e infauste occasioni escono, vengon fuori. Gli Ufficiali Giudiziari impugnano le carte e sono sguinzagliati in giro e si salvi chi può!

Ma non si salvano.

Il signore cortese sta per l'appunto ripetendo per la millesima volta il leitmotiv dell'Esattoria...

«Lei intanto paga».

«Ma el mè rimbors?...»

«Quello verrà poi, non dubiti, ma prima il contribuente deve essere - come giusto - in regola coi pagamenti». «E se ghe n'hoo minga?»

Il signore molto per bene invece di allargare le braccia si stringe nelle spalle. Il contribuente moroso fa su le sue carte e mettendosele in tasca commenta: «El lett però gh'ann de lassamel!»

È vero. Se proprio costui non conosce il Codice, conosce però i diritti imprescrittibili dell'uomo che lo hanno ispirato. Il letto è per l'uomo vivo ciò che la bara è per l'uomo morto; nessuno mai glielo può togliere. Anche il sonno - vedete - è tutelato come la morte.