Amore sfortunato/14

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14.

La viduviela che nu' gà marelto,

La tetra un gran suspelro che la more;

E la se meto le mani a lu pito,

La detse: « Quiste carne riesta sule. »

E la se meto le mani a lu core,

Puovera meì chV iè pierso lu me’ Amure.

Yar. v . 5-6, E cu’ le mani la se bato el core,
Grami chi pierdo lu su’ caro amure.

La vilota venez. nel Dal Medico a pag. 161 è
quasi identica alla rov., ha solo due versi di più:

E la se mete una manina al fianco,

Le dise : Carne mia, ti à patio tanto.

Variante vicentina nell’ALVERl, pag. 200:

La vedovela quando fa el leto
La tra sospiri che par che la mora,

E po’ fra se la dise sospirando
Perchè questa mia vita à da star sola?

Variante toscana nel Tomiv^asèo, voi. I, pag. 384
e nel Tigri, pag. 145:

La vedovella quando sta ’n del letto,

Colle lagrime bagna le lenzuola;

E si rivolta da quell’altro verso:

Accanto ci si trova la figliola.

E a pag. 146 :

La vedovella quando, rifà 1 letto,

Di lagrime ne bagna le lenzuola;

E rimirando il suo candido petto,

Piange e si duole in ritrovarsi sola:

E mentre pensa al suo perduto amore,

La piaga più le s’apre drento al core.

V. per la var. d’Avellino e Circostanze, Imbriàni, Propugnatore, voi. VII, pag. 372; per quella di Pietracastagnara, voi. Ili, pag. 211, e per la mar¬ chigiana, voi. IV, pag. 192 di q. Racc.