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Page:Labi 1998.djvu/216

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Gli immigrati di Asio erano in grande maggioranza pastori. Essi venivano assunti a salario dai comuni o dai «particolari» della Carnia per custodire o monticare le loro mandrie, durante l’estate in malga, durante le stagioni intermedie e l’inverno al villaggio; essi curavano la trasformazione del latte, assistevano allo sgravio della vacche, guidavano le transumanze e la vendita dei vitelli, praticavano la castrazione e la macellazione dei porci e la tosatura delle pecore.

È pertanto possibile delineare nella Carnia dal 1500 al 1700 una divisione del lavoro di questo genere:

a. i maschi camici adulti (gli «originari») praticavano in emigrazione la mercatura ed alcuni lavori di artigianato, generalmente legati alla filiera del tessile: si trattava in genere di un’emigrazione «ricca»; b. i maschi foresti immigravano per venir prevalentemente utilizzati nei lavori del bosco e nell’allevamento del bestiame: si trattava di un’immigrazione «povera»;

c. le donne erano dedicate ai gravosi lavori della casa dell’orto dei fieni della filatura.[30]

8. La mercatura, e l’emigrazione in genere, presupponevano una pratica assidua della scrittura e del conto: i rapporti con famigliari e procuratori, con grossisti e creditori erano di solito rapporti epistolari, nel doppio registro italiano e tedesco, nella doppia corsiva italica e gotica. Era necessaria perciò un’elevata scolarizzazione: e in effetti ogni villaggio disponeva di un cappellano-maestro o di una vera e propria scuola e - dato rimarcabile - «per li putti et le putte». Molte di queste scuole erano istituite con lasciti di emigranti: un esempio molto significativo riguarda Monaio e Zovello.

Nel 1726, il mercante di Dillingen ma originario di Ravascletto, Leonardo De Infanti, lasciò in testamento 4000 fiorini alle due comunità per mantenere un precettore al fine di «[...] ammaestrare la Gioventù di detto loco nella disciplina del timor di Dio, come anco nella Dottrina e Lettere necessarie, ed altre maggior virtù [...] come pure nelle prime necessarie scienze con buona disciplina, e come più nel modo e forma della scrittura [...]».

Lasciti seguirono nel 1738, da parte dei fratelli GioBatta e Filippo Plazzaris, mercanti in Schwaben/Svevia; nel 1804 da Maddalena Crignis, vedova di un mercante di Augsburg; ed ancora nel 1846 da una sorella di costei, MariaAnna Crignis Provino.[31]

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HISTOIRE DES ALPES - STORIA DELLE ALPI - GESCHICHTE DER ALPEN 1998/3