Page:Labi 1998.djvu/196

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lavoratore agricolo un ottimo affare. I due giovani che agli inizi di ottobre del 1787 avevano abbandonato i lavori della vendemmia aggregandosi alla comitiva che era andata a rifornirsi ad Ala, nel vescovado di Trento, sorpresi e catturati dopo due giorni da una pattuglia di sbirri sulle colline sovrastanti Vicenza, persero il bottino di 150 libbre da cui avrebbero potuto ricavare un guadagno netto superiore al salario percepito in un intero anno lavorativo.[18]

Accanto a questi piccoli spacciatori agivano le grosse bande formate da decine di persone armate, da spalloni e da pastori, che in lunghe carovane prelevavano il tabacco oltre confine, lo custodivano in ricoveri di montagna per poi distribuirlo in pianura con una fitta rete di trafficanti. In altre occasioni, come denunciavano i rettori veneziani, ondeggiando tra velleitaria durezza e rassegnata impotenza, le bande vendevano direttamente il tabacco anche nei borghi più grandi e nelle città, dopo aver occupato armi alla mano le piazze, i ponti e le porte, imponendo l’acquisto agli stessi agenti o ai subappaltatori della Ferma, utilizzando tattiche e strategie che hanno sorprendenti analogie con quelle adottate dalle grosse formazioni di contrabbandieri che operavano in altri contesti, nel Delfinato o nella Franca Contea.[19] In taluni episodi sembra di rivivere le gesta di Louis Mandrin e della sua banda, quasi che i personaggi, pur in contesti e situazioni diversi, agissero sulla base di un medesimo canovaccio. Un esempio. Nel 1782 un numeroso gruppo di contrabbandieri, apparentemente inquadrato nei contingenti delle cernide, le milizie rurali, presente nei dintorni di Vicenza per l’annuale mostra, entrò festosamente in città, ostentando ogni genere di armi da fuoco, in aperta violazione a quanto previsto dalla legge. Scortava muli carichi di tabacco, in un lungo corteo, preceduto da suonatori di violino, tra canti, danze e schiamazzi. Scomparsi sbirri, gabellieri e soldati, si sparpagliarono a gruppi per ogni contrada, «vendendo impunemente la rea merce in ogni luogo, tanto pubblico che privato - sottolineò il luogotenente veneziano con disappunto - giungendo persino ad esibirla nel pubblico Palazzo, danzando e cantando a loro modo» e distruggendo i ricoveri dei soldati di guardia al palazzo, fuggiti precipitosamente.[20]

Le perdite per l’appalto erano indubbiamente consistenti - in un periodo di recrudescenza del fenomeno del contrabbando, attorno agli anni ’80, vennero calcolate in circa 430’000 ducati per un triennio - ma non tali da delimitare il numero dei concorrenti alle gare d’asta e l’aumento costante delle offerte. D’altra parte l’appaltatore poteva facilmente rientrare dalle perdite, aumentando sia gli oneri ai subappaltatori sia soprattutto i prezzi per i consuma-

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BIANCO: LA FRONTIERA COME RISORSA