Èl sgner Pirein/Impresioni romane

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Èl sgner Pirein/  (1920) 
by Antonio Fiacchi
Èl sgner Pirein

IMPRESIONI ROMANE[edit]

_Romma 23 giugno 1889._

... Chi lo avrebbe detto l'anno pasato che io ero a Bologna senza nessuna edea di dire vado via, e invece quest'anno che sono qui all'ombra del goliseo, comme dicano, ma che non è micca vero, perchè invece cè un sole che si cuciscono le ova in bisacca, a quelli che le avessero ben inteso.

La Lucrezia poveretta da para suva, si climatiza abastanza, non accosì l'Ergia, che ha sempre l'agitazione di dire che passano gli anni e sono sempre qui, e quanto poi sente che qualche signorina si è fatta alla sposa, colle compartecipazioni tutte indorate a diversi colori, ci torna la tosse nervina, che il professore dice che non è niente e ci ordina la noce vomica, e non ha micca tuti i torti perchè si diventa anzianete condanate a stare collo scaldino vicino al fuvoco comme quel cane che va a dormire sul casonzino dalla legna da bruciare con dei gnicchi che pare un omarino vero.

Non ci starò a descrivere le belezze della città dei Cesari Lugli[1] che lo vedo sempre che fa il calegino e il giovinotto perchè già lui le conosce che vi sono dei marmori e delle stoccature che le danno anche qui che bisogna provare per crederlo. Quando si va dentro si dice: è tutto qui? Ma poi basta misurare gli spargolini dall'acqua santa per dire che strazz d'una cisa, che cencio di una chiesa! Quando si viene fuvori i duve fontanoni che primma si vedevano davanti si vedano didietro che fanno l'acqua polverizata e cossì quelli che per la meraviglia restano a bocca aperta fanno le nalazioni a gratis e nel mezo cè una punta di macigno con dei gerolifici che sono belli perchè nessuno li capisce.

Su per la scalinata vi sono dei nidi di ciucciari vomini, donne e piccolini che diccono che sono lì per beleza perchè sono artistichi e quanto più sono sporchi, e più di accosì non si potrebbe, tanto più sono artistichi, e che viene ad essere comme la corconzola, il quale dicano che con più cè la muffa e i bigattini tanto più è buvona, ma io primma ci vorrei dare la santonina. Non ci pare?

In quanto alle donne che si veddono, io ci guardo poco perchè la Lucrezia è celosa, ma sono fatte senza colomia e i neonati posono dire: va là mònd ch'a t'ho gudò, perchè sembrano proprio i macamondi di dire questa è l'Africa e questa è l'America, quella che lì la via lattea e via discorrendo.

I mezzi di trasporto sono infiniti e gli omnis che per tre soldi vi conducano a spaso per delle mezze ore intere, siccome si va su e giù, così ora vi sono quattro cavalli, ora tre, ora duve e ora si potrebbe fare anche con nessuno, ciovè nelle disese che si andrebbe anche senza tirare nessuno.

E la cirandola? Che la chiamano accosì per fare dei complimenti, comme quando si invita a pranzo che si dice vieni a mangiare una suppa e poi invece vi sono i tortellini e tante buvone piatanze, lo stesso ci diccono una cirandola, eppoi sono dei più bei fuvochi con un palazzo fatto a forza di luce che si resta inochiti per venti minuti circa.

Ma io ci vengo a contare delle cosse che lei sa benissimo, mentre èl scopi di questa lettera era quello di farci tanti auguri di felicità, prosit, grazie e... tersuà a lòur sgnòuri.


Da una lettera gentilmente comunicata dalla signora Margherita
Buldrini vedova Orlandi.
  1. Cesare Lugli allora deputato al Parlamento.