Èl sgner Pirein/Bagn d' mar... a domicilio!
BAGN D' MAR... A DOMICILIO!
[edit]Al fa un vagh caldazz: per dinci, ci dicco la verità, che se an fùss perchè an l'ho brisa, andarè a star in canteina. Una volta almanch a j era i caftir che cercavano di creare delle allusioni, mittènd fora un cartèl che diceva: _oggi si gela_, mo adèss, che ci vuole il francobollo, lo fanno lo stesso, ma non lo dicono. E noti bene che noi proprio non avressimo ragione di lagnarsi, perchè èl noster camerone è abbastanza areoso, e a j è la Lucrezia che la sa conservare il fresco, òura mittènd el fnèster in casòn, casoni, òura tgnand l'ùss sbadà... anzi questa sbadatagine, fatta a posta, andò a rischio di pagarla cara... ossia coi 47 centesimi ch' custava èl taj ed manz ch'aveven tolt per fare il brodo e l'umido e una bistecchina per l'Ergia, che ce l'ha ordinata il signor dottore.
Sicuro, dònca, essendoci l'uscio semi aperto, veins dèinter un gatt, sotto mentite spoglie, e era proprio lì lì per comettere il borseggio dla carne, quand se ne accorsero e l'Ergia la ci tirò dietro la _Portatrice di pane_, che non ci prese, ma lo spaventò totalmente, ch'al scappò per la fissura, che si sono persuase di tener chiusa... L'era vari volt che ce lo dicevo: tgnî assrà la fissura che si possono introdurre gli estranei... e lòur nò! Se sentisse babbo che buon freschino... Adèss, doppo l'affare del gatto, i l'han accapè... e la Lucrezia l'è la premma a tgnirla assrà.
Mo in questi giorni avèin passà un bèl stricott, che quando penso a quello che ci poteva succedere, am vein schermlezz.
L'è tant che alla mî povra ragazzola ci vanno insinuando i bagni di mare, che tutti dicono che per l'enemia sono un portento, che robustiscano il fisico e si vedono dei miracoli. Infatti c'era una sposa che stava lì di sopra nella casa di prima, che poverina aveva una passione che si poteva veddere, di non fare dei bambini, e il professore che andò al consulto di dire come potrei fare per diventare madre, lui ci disse: vadi ai bagni del mare e niente paura...
Infatti colla cossa che avevano i mezzi, il marito fa l'oste, la mandò a Rimini, e sissignori che si verificò la cossa di dire che ebbe un bel bambino... che il marito non si sa dar pace della potenza dell'Adriatico.
Sicuro, vedendo questi felomeni, anch'io arê pur vlò mandarci l'Ergiola, che è proprio lì che fa compassione, mo la spesa è troppo grave. Mandarla cogli scrupolosi degli ospizi marittimi, ha passato l'età e la n'è brisa d' quel malattî per d' fora, comme le vogliono loro.
Lî puvreina, che è capace di tutto, la vidde in un giornale di mode e confezioni, un vestiario per bagni, blù e rosso, e lei, coi suvoi risparmi, si comprò una più bella robina compagna a quella che là e si fece il suvo bravo copripolvere per andar int l'acqua e cioè i calzoncini a mezza gamba, il corsettino a mezza vitta e la scoffia a mezza testa. Suva madre, che è sempre giustamente stata nemica della scolaciatura, la la voleva su a collo e i calzoncini fino ai garetti... Ma io ci feci riflettere che in quant al gambeini... erano accosì insignificanti, i pareven dû sparz, da non temersi lo scandalo, in quant al resto si era talmente in pianura, che non c'erano che duve catenaccini che parevano el manètt d'un cantaran.
Mo il costume era il meno, il difficile era il mare...
Anche lì, me non l'ho mai capita, quella cossa di dire, siamo tutti italiani, siam stretti ad un patto, paghiamo tutti le tasse nella stessa maniera, e perchè mo dei concittadini si possono tuffare nelle onde, che ne hanno sino alla gola, che è poi per quello che si anegano, mèinter alter che i tùffen e che ne avrebbero di necessità, nossignori che an s'in trova neanche un pentolino?!
Non cè la giostizia distributiva di dire si abbia tutti un mare e tutti un'alpe! Ma non dovrebbe tardar molto l'epoca della vera uguaglianza, che ognuno abbia la sua brava porzione di mare, di monte e di pianura, da farsene quel che si vuole...
Basta l'Ergia, puvreina, non potendo sfogarsi in altro, si vestiva cossì per casa in costume da bagno, che non dovrei dirlo che è mia figlia, ma era una vera galanteria... Ci fu il signor curato che venne a fare lo stato delle anime parochiali, col guardiano che ci portava il calamajo, che puvrètt si gettò a ridere, e domandò se l'era il seguito della edea fissa, osservando che per quant as trattass d'una semplice esposizione ossea, però era bene che una giovinetta figlia dei miei cari genitori, comme si chiama lei quanto ci scrive, vestisse da donna compagno delle altre.
L'Ergia rimase mortificata, puvreina, e tèndra di attaccagnolo com' l'è, quasi quasi fava la mestola, la mèsqla.
Quand dòn Vizinzein s'accorse d'avèir involontariamente murtificà la famiglia, si voltò da me e al fa al dis:
— Ch'al scusa bèin se am sòn permèss d'ammunir lo sô ragazzeina... ma è accosì miserina, che fa compassione... _ossibus et nervis compegisti me_...
— Mo ci pare, sgner curat, a fe me, e per fari vèdder che un po di latino al savèin anche noi, a j azzuntò: _quod difertur non aufertur_.
— _Cum spirito tuo_, saltò sù èl guardian, cherdand che a dsessen mèssa.
Dòp avèir tolt zò el nostr'anum, che zò el j ein sèimper quèlli, se ne andarono un po' risentiti dalla terribile lezione che ci avevo dato.
La mî fiola, doppo avere combattuto corpo a corpo colle lacrime, non ci fu verso, la teins scoppiare, con danno della suva salute.
— Mo sta bona, ci dicevo io, se ti ha trovata magrolina, ti rimetterai... se potrai fare i bagni.
— Non me lo dichi, non me lo dichi! Comme posso fare se qui non abbiamo onde?!
— Sta bona, che vedremo di arimediarci.
— Chi in fess mo vgnir una castlà da Remin? dess la Lucrezia, che per qla sô ragazza l'andarè int'èl fugh...
— Magara! a fe me, per non dire nè sì nè no...
Mo da edea nasce edea, come dice l'averbio, quindi am veins in mèint che lì in un cantone, fra gli oggetti del padrone di casa, c'era una bella olla, appuntata, come le guardie di P. S., che si capiva che una volta ci tenevano le ceneri dei camini, oh! un'olla granda, proprio da famiglia.
— Mo fiola mî, a fazz me, e noi ci stiamo a capovolgere il cervello per i bagni?... Mo qui dentro a quest'olla, tu fai tutti i bagni che vuoi, sèinza muoverti di casa... e si divertiamo tutti...
— Ah, Pirein, t'î la più gran tèsta ch'hava acgnussò! Dess la Lucrezia sbalzandomi sul seno e dandomi il bacio dell'ammirazione.
L'Ergia l'era arstà acsè fra la sorpresa e lo sconforto... perchè lei diceva che nel mare cè il cielo azzurro e i dolfini che saltano, e i marinari che tengono su quelle che studiano la nautica, e la brezza, la brizzi, vespertina... tutte storie lette in qualche romanzo, che è giusto quello che si è rovinata la salute, comma dice il signor dottore, perchè corre sempre dietro a un edeale che non può mai raggiungere e natoralmente la s'arscalda...
Mo fiola mî, lo sai pure che il lino e il resto an l'avè che Barbazza, contentati dunque dell'olla, e la tua salute rifiorirà...
Senza induggio, a salt dèinter int l'òlla, e comincio a polirla dagli avanzi delle ceneri, ci assicuro il suo bironzino, e po col pozzo che per fortuna è lì nella corte, a cminzeppi, un calzidrein alla volta e vuda e vuda, senna che l'òlla fo quasi peina...
Ci dicco io che avevo le braccia che non le sentivo più e a sudava... che a j era l'Ergia che diceva... Povero babbo, quanta riconoscenza ti deggio!
Intant la Lucrezia aveva mess sù una bèla caldareina d'acqua e me cossa fazzia?!
Per darci sempre più l'edea del mare, a toj la pgnatta dèl sabbiòn e la vuoto nell'olla, che a guardari là in fònd al pareva propri d'esser alla spiaggia... e pò aveven int una bumbeina due pesci rossi, ùn tùtt nèigher e ql'alter bianch... e dentro che li metto anche loro, che i sguazzaven, e finalmente a toj un bèl pogn ed sal, per formare proprio l'acqua marina e dèinter anca lù.
La caldareina bujeva e la Lucrezia la la fecca int l'òlla, sèinza pensare ai pesci che puvrein vengono subito a gala bî e cutt!!
Per l'Ergia al fo una passione, perchè ci voleva bene e anche loro ci erano affezionati, che ci dava da mangiare le ostie alla veneziana.
Essendo che erano salati e tutto, li mangiai io che erano eccellenti.
Cavà èl pèss, j andò la ragazzola, felice di poter sperimentare il costume e me che a m'era mess in tèsta un vecchio palancà e al col un fazzulètt ed sèida nèigra per farmi creddere un marinaio a sustgneva la fiola che si debatteva felice e beata nelle onde, dicendo che si sentiva già più arbosta.
Me a vdeva che l'acqua la dvintava ròssa, e l'abito del bagno dvintava smort... e faccio e dicco: stai poco bene?
— No, marinaio, la fa lî scherzosa, sto benone... Non l'avesse mai detto; se si arricordano l'olla era appuntata come sopra... Sia stato il calorico, sia stato i scambiett che fava l'Ergia per nuotare, èl fatto sta che tutto in un momento i punti si lasciano e l'òlla se spacca in dû pizz... tutto il mare si reversa nel camerone che non ci posso descrivere lo spettacolo... la povra mî fiola casca tra i sduzz e ai vein mal. La Lucrezia crede che si sia annegata, e la voleva prendere per i piedi e metterla in sgòzla...
Io la tranquillizai e moj spòult, sepolto, com a j era, la prendo su di peso e la porto sul letto... sô mader si cinge a cavari il vestito marino, che si imaginino bene! povra creatura, a j era avanzà stampà in tùtt èl corp il quadronzino blù e rosso, che pareva sempre vestita anche doppo che era spogliata.
As tuccò ed lavarla con dl'acqua rasa e poi in certe situazioni ci è restato ancora l'ombra, che col sederci su speriamo che vadi via. Il dottore ha detto che non è cosa pericolosa...
Questo non toglie che l'inondazione ci abbia fatto del danno, e che se non c'ero io pel salvataggio, si sarebbe registrata un'altra vittima dei bagni di mare.
Tersuà a lòur sgnòuri.
Dall'_Ehi! ch'al scusa..._, 16 luglio 1887.