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Èl sgner Pirein/Assicurazione “La Fondiaria„

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ASSICURAZIONE «LA FONDIARIA»

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_Caressum sgner Derettòur_


_Romma, 25 agosto 1892_.

Io se debbo dire la verità, alla teorì dla strèla, ci avevo sempre creduto poco, mo a veddere la continva seguela di disgrazie che mi succedono, succedendosi le une alle altre con una persistenza da mosca autunnale, ho dovuto convenire che sia nato sotto una stella inversa, che per quanto facci non riesco a malciparmi.

E senta se non ho ragione di dire accosì.

Ho fatto relazione con un mio compagno d'ufizio, un buvon omarino, che per sua grazia qualche volta m'invita a bere un bichirott, in casa suva colla famiglia, e si passa la sera in alegria.

Avevo visto che sul usio della casa sudetta c'era un cartellino di metallo inchiodato che diceva: _La Fondiaria_, e ci domandai cossa voleva dire, e lui mi spiegò che era l'assicurazione dei mobili contro l'incendio che se a lui ci fosse attaccato fuoco, al ciappava duve mila lire.

L'edea lì per lì mi piacque, poi an i pinsò più; quando l'altro mese, passand un merquel da Campo dei fiori, che sarebbe la piazzola della Capitale, mi viene sott'occhio in un banco d'un zavai un cartello preciso di quello che là... un po' sucido, ma polibile facilmente. Mi metto in trattative e con 30 centesimi me lo porto via e appena a casa me lo apigigo sul usio dopo averlo lustrato con del petrolio che stava benissimo.

L'Ergia era tutta contenta perchè diceva che ci dava dell'aria signorile, chè quei cartelli che lì, li aveva visti nelle case nobili.

La Lucrezia, che ha sempre avuto pavura del fuoco, al pùnt che quand la fo musgà da _Tabarein_, un cagnuolo di suva sorella, non ci fu verso che si volesse lasciare cicatrizzare, l'era tùtta feliz, finalmente siamo sicuri dagli incendi.

Credete mo alla ficacia di certi rimedi! adèss la va digand!! Sarà l'affare di 10 giorni fa, anzi era sera, e la mî Ergiola che ha duve mani più industriose della coda d'un castoro, aveva finito una portierina per l'usio del salottino, fatta con la tela d'impalaggio, che ci servì a coinvolgere le poche zangatoline quando si fece il trasbordo da Bologna alla Capitale, e sopra ci aveva aricamato con del cotone da calze e cose affini, di color sangue... diciamolo pure, ed purzèl, d'un effetto straordinario. D'intòuren c'era un melandro fatto accosì: [Illustrazione: bordo geometrico] e nel mezzo un arlichein con una gambeina pr'aria, che pareva parlante.

Smaniosa di vedere l'effetto, la salta in pî int la scranna e soleva la purtireina dicendo: guardate che bellezza!

Non aveva finito il concetto del suvo discorso, che con un pidein la ciappa còntra a la tavla, il lume a petrolio di vetro s'arbalta rompendosi propri adoss alla coda della portierina che si trascinava per terra, le fiamme invadono il melandro e arlichein, la mî ragaza urlando comme un osesa lascia la preda e cade svenuta fra le braccia di suva madre che esclamava: Bel preservativo quèl cartlein! Ciarlatani, incantabess, questo è un incendio bell'e buono!

Lî, puvrètta, aveva inteso male la missione di quella _Fondiaria_, mo io invece, visto che il fogatino si era circoscritto in mèzz alla stanzia, e si limitava al tavolino e a una scranna mèzza dscalastrà, non mi perdetti d'animo e anzi a lassò correr fin che viddi che le fiamme si facevano alte, e allora con due secchi d'acqua... perchè poi secchi? a smurzò incossa lasciando intatte le macerie per la verifica, comme mi aveva insegnato il colega.

L'Ergia, puvreina, per lo spavento, fu presa dal solito delirio e diceva sempre: Voglio Arlecchino... Arde la Vampa... e tante altre cosse sconese.

All'atto pratico, io pensava, non dicco che mi diano duve mila lire, perchè il mobilio che si è bruciato non è molto, mo una buvona sometta è certo che me la danno, tenuto conto anche che non ho chiamato i vigili, perchè allòura l'era zert che andava pr'aria lo stabile intero.

Alla mattina appena in ufezzi, conto il fatto al colega che mi consiglia d'andar subito all'ufizio della _Fondiaria_, a denunciare la cossa perchè mandino la visita.

Difatti ci corro, e la prima cossa, mi domandano il nome dell'assicurato: Pietro Sbolenfi a servirli, a fazz me.

— Sbol! sbol! sbol? diceva l'impiegato sfogliando la rubrica.

— Da quanto tempo ha presa l'assicurazione?

— Saranno due settimane a Campo dei fiori...

— A Campo dei fiori? ed ha pagato il premio?

— Premio? nossignore, il prezzo patovito in 30 centesimi.

— Ma lei scherza?

— Scherzo? se viene a casa mia gliela faccio vedere! l'ho attaccata sopra l'usio...

— Ma quello non significa niente... caro lei!

— E i mobili che mi sono bruciati?

— Eh! non so che farci... e mettendosi a riddere come un pazzo am piantò lè!!

Io però non mi dò vinto; ed ho deciso di mettere la cossa nelle mani d'un avucat!

Tersuà a lòur sgnòuri.


Dall'_È permesso?_..., 28 agosto 1892.