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17 Si vedano le osservazioni di Franco Ramella, «L’emigrazione dei valsesiani», in: Gladys Motta (a cura di), <Ogni strumento è pane>. L’emigrazione dei valsesiani nell’Ottocento, Varallo Sesia 1989, p. 60.

18 Cfr. Pier Paolo Viazzo e Dionigi Albera, «Population, Resources and Flomeostatic Regulation in the Alps: The Role of Nuptiality», in: Itinera 5/6, 1986, pp. 182-231.

19 Un lavoro emblematico è il volume dell’antropologo americano Robert M. Netting, Balancing on an Alp. Ecological Change and Continuity in a Swiss Mountain Community, Cambridge 1981. Si veda anche Viazzo, «Il problema dell’equilibrio demografico in montagna» cit., pp. 85-102, che riesamina alla luce dei progressi compiuti dalla ricerca storico-demografica una serie di questioni toccate 40 anni prima da Germaine Veyret- Verner, «Le problème de l’équilibre démographique en montagne», in: Revue de Géographie Alpine 37, 1949, pp. 331-342.

20 Cfr. Viazzo, Upland Communities, cit. (edizione italiana lievemente riveduta e ampliata: Comunità alpine. Ambiente, popolazione, struttura sociale nelle Alpi dal XVI secolo a oggi, Bologna 1990).

21 L’esistenza di bassi livelli di nuzialità è stata confermata da numerosi studi; tra i più recenti e significativi si possono ricordare quelli di Norbert Ortmayr, «Late Marriage: Causes and Consequences of the Austrian Alpine Marriage Pattern», in: Richard L. Rudolph (a cura di), The European Peasant Family and Society, Liverpool 1995, pp. 49-63, e di Daniela Cocchi, Davide Crivellare, Gianpiero Della Zuanna, Rosella Rettaroli, «Nuzialità, famiglia e sistema agricolo in Italia negli anni ’80 del XIX secolo», in: Genus 52/1-2,1996, pp. 125-159. Per quanto riguarda la mortalità, rimangono aperte alcune questioni relative all’intensità e alla frequenza delle crisi di mortalità (di origine alimentare o «epidemiologica») in epoca medievale e nella prima età moderna. A partire dal 1700 circa, tuttavia, la prevalenza di modesti livelli di mortalità (e in particolare di mortalità infantile) non appare dubbia: si vedano Pier Paolo Viazzo, «Les modèles alpins de mortalité infantile», in: Annales de Démographie Historique, 1994, pp. 97-117; Josef Kytir, Christian Kòck, Rainer Munz, «Historical Regional Patterns of Infant Mortality in Austria», in: European Journal of Population 11, 1995, pp. 243-259; e Anne M. Jones, «Exploiting a Marginal European Environment: Population Control and Resource Management under the Ancien Regime», in: Journal of Family History 16, 1991, pp. 363-379, che sembra confermare l’esistenza di un modello alpino-occidentale caratterizzato da una nuzialità relativamente elevata bilanciata però da livelli alquanto modesti di fecondità, probabilmente connessi alla forte intensità dell’emigrazione temporanea e di altre forme di mobilità.Tassi di natalità anche assai elevati in termini assoluti, e di molto superiori a quelli relativamente modesti di mortalità, sono stati segnalati in varie parti delle Alpi: si vedano ad esempio i lavori di Antonio Lazzarini, «Crisi della montagna bellunese e cause dell’emigrazione», in: Casimira Grandi (a cura di). Emigrazione: memorie e realtà, Trento 1990, pp. 189-215, e «Degrado ambientale e isolamento economico: elementi di crisi della montagna bellunese nell’Ottocento», in: Antonio Lazzarini, Ferruccio Vendramini (a cura di). La montagna veneta in età contemporanea, Roma 1991, pp. 47-50, nonché il recente studio di Luigi Lorenzetti, «Evolution des comportements démographiques face à l’émigration et au dépeuplement: le cas de la Valmaggia (CantonduTessin) au XIXe siècle»,in: Alain Bideau et al. (a cura di.), Les systèmes démographiques du passé, Lyon 1996, pp. 83-102. Questi esempi di divaricazione tra le tendenze della natalità e della natalità - divaricazione peraltro temporanea e, soprattutto nel caso ticinese studiato da Lorenzetti, di breve durata - parrebbero a prima vista contraddittori rispetto al modello omeostatico che per le Alpi e le altre aree montane predice una tendenza alla bassa pressione demogra-fica e al mantenimento di un equilibrio tra le nascite e le morti; va però osservato che periodi di temporaneo squilibrio sono ampiamente compatibili (come dimostrato dal lavoro di Netting, Balancing on an Alp, cit.) con le versioni meno rudimentali e astoriche di tale modello.

VIAZZO: MIGRAZIONE E MOBILITÀ IN AREA ALPINA
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