Ore di città/01

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Ore di città/01  (1988) 
by Delio Tessa
Ore di città

Portinai[edit]

Intanto vi racconto queste e poi vedremo.

La casa è proprio vecchia, vecchia da far spavento.

Anni fa una gelosia l'è crodada e per un pelo non ha tolto di mezzo un inquilino risolvendogli il contratto!

È decrepita, dico, ma bella e non è in piano regolatore. Tiriamo il fiato!

Qualcuno di voi c'è stato di sicuro o prima di guerra o anche dopo quando vi abitava al primo piano un famoso oculista di cui taccio il nome per non metterlo in piazza. La casa è in un vicolo cieco che adesso ha cambiato faccia, a man diritta di corso Roma, poi a sinistra in fond al streccion.

È sempre stato impossibile, assolutamente impossibile entrare in corte senza essere visti dai portinai.

La sciora Erminia ha una sua perfida tattica. Non ti conosce e tu - ingenuo - vuoi passare alla chetichella o credi di non aver bisogno di lei per sapere dove devi andare.

La sciora Erminia ti lascia far dieci passi sotto il portico e poi ti lancia alle spalle un «Ej» che è come il cappio del gaucho e ti inchioda lì. Poi tira e stringe il nodo con un altro imperioso: - Ej lu, dove el và? - Preso così alla sprovvista ti impappini come davanti al Commissario e dimentichi il nome della persona che cercavi... Quando c'era l'oculista i due portinai sapevano di lui la rava e la fava, quanta gente era andata su e cosa poteva aver guadagnato in capo a un giorno. Erano belle sommette! Con tutto ciò il dottore quando passava si lagnava sempre: «Temp magher, se sa no come fà a taccà su el caldar!»

I clienti timidi e poveri chiedevano al scior Pinin su per giù cosa si pagava di sopra: «Mah... segond el sit dove el se setta...»

«E cioè...»

«S'el se poggia in anticamera la batt de cavassela cont on cavorin (erano bei tempi), s'el va in saletta, l'è pussee... in sala poeu...»

Quello lì andava su e sapeva come regolarsi: al Peder - al servitore - diceva: «Non si disturbi... io rimango qui in anticamera» e per restarci dava un franchetto... El Peder ormai si è ritirato e si è fabbricata una casa!

In corte a sinistra c'era la sede della Zoofila.

«Ghe sta chì la societaa di besti?...» chiedevano i carrettieri alla sciora Erminia confondendo i protettori con i protetti. El scior Pinin d'estate aveva imparato a far volare i rondoni.

Dopo i stratemp (i temporali voglio dire) o per qualche altro loro infortunio le rondini cadevano in corte e se i gatti non le mangiavano restavano lì per terra senza poter volar via. Allora interveniva el Pinin, riusciva a prenderne qualcuna e... zamm... le buttava per aria.

«Bravo Felice!»

Donna Lina, la Presidentessa della Zoofila, si affacciava sorridente alla finestra e... «bravo Felice!» Per ogni rondone el scior Pinin beccava due lire.

Pinin o Felice?

Il suo nome veramente è Felice ma spiegava:

«El mè guidazz (per chi non lo sa: il mio padrino) l'era el Pin de la Vittoria (e cioè, in lingua, il Giuseppe della chiesa della Vittoria) e mì m'han ditt: el Pinin (il Giuseppe più piccolo). Così una volta si fabbricavano i nomi. Gli atti notarili ne sanno qualcosa. Vi si leggerebbe: 'Felice Tal dei Tali detto Pinin...'» Oggi il merlo sui tetti del N. 15 ha cantato distesamente fra lusco e brusco:

«El merlo el ciama l'acqua» ha sentenziato el scior Pinin... poi i gatti si lavavano colle zampe... difatti alle tre... che diluvio!

La vecchia casa piangeva a dirotto da tutte le sue gronde slabbrate!

«E la tosa? Dove l'è andada la tosa?»
«L'è in corridor per paura del tron».
«Ah! ah! ah!»

Ride colla bocca fino alle orecchie... poi racconta:

«Lu el pò minga regordass del famoso temporal del settantott quand è andaa giò tutt i veder de la galleria! Quell l'è staa on deluvi! Vegneva giò la tempesta grossa come i patati!»

«E lu in dove l'era lu?»
«Mi?»
«Sì, lu!»
«Mi seri in cà».
«In san Vit!»
«Sì, in san Vit, colla povera mamma e dò gajnn».
«Dò gajnn?»
«Sì, dò gajnn, e hinn mort tutt'e dò!»
«Tutt'e dò!... del stremizzi?»
«Sì, del stremizzi!»

Questo grave fatto delle due galline morte per lo spavento dell'uragano vien fuori a ogni nuovo temporale: fa parte dei ritorni necessari come - el scherz - lo scherzo tipo e tradizionale che el Pinin fa il giorno dell'onomastico del suo amico Amedeo, un altro portinaio della contrada. Da moltissimi anni l'Amedeo riceve dal Pinin una cartolina illustrata con su un beone e firmata «Il tuo amico Tullio».

«Ah! ah! inscì lù el capiss minga che sont mi».
E quell'altro, quando la riceve:

«Questo el xe el Lambertin». Poi, la sera, i due portinai quando si trovano ne parlano per delle ore:

«Chi sarà staa?»
Questo qui... quello là...

Alle dieci finalmente si chiude il portone e tutti vanno a letto.