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Innamoramento/02

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da Canti popolari istriani

2 .

Se ti savissi cuossa m'intraviene
Quand i’ me 'scontro in la tu' facia biela?
Ei sango ch’iè in le vene me se giassa,
La lengua meta la pierdo la faviela.
Variante venez. (nel Dal Medico, pag. 81 e nel
Bernoni, Punt. IV, pag. 5):

Quando te vedo a la corte vegnire,
E1 sangue delle vene se me giazza;
Da capo a piè mudo di colore,
Palida vegno, e le forze me amanca.

Variante toscana, edita dal Tigri a pag. 81 e dal
Tommasèo, voi, I, pag. 105:

Giovanettino, mi garbate tanto !
Più che non garba il mare alla sirena.
Quando che non vi vedo, piango tanto,
E mi si gela il sangue in ogni vena:
Quando che non vi vedo e non vi sento,
Mi ricordo del nome, e mi contento :
Quando che non vi vedo e non vi truvo,
Mi ricordo del nome, e mi consolo.

E gli ultimi due versi del 177° dei canti toscani
nel Tigri a pag. 47 :

Quando che penso a voi, bella ragazza,
Il sangue nelle vene mi s’agghiaccia.


E la seconda parte di un sonetto córso, edito dal
Tommasèo, voi. II, pag. 343:

Quand’eio ti vegu e ti sentu discore,
Mi si jaccia lu sangue in du le vene;
E di senu mi vole esce lu core.
E s’i mai qualche notte eio penso a tene,
Non possu dorme più, mi sento more,
E dapertutto mi brullica pene.

V. a pag. 452 voi. Ili, uno dei canti greci, editi
dallo stesso:

Questo non è affanno ch’i’ ho nel mio cuore;
Ma è amore vero che mangia le viscere mie.
Ahi come lo soffersi io tanto ! Quando ti veggo, tremo
Le mani e i piè e la parola che parlo.

Cfr. anche il c. marchigiano nel voi. IY di q.
Raccolta a pag. 102.