Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/O aspectata in ciel beata et bella

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../Il successor di Karlo, che la chioma ../Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi IncludiIntestazione 17 luglio 2008 100% poesie

Il successor di Karlo, che la chioma Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi

 
O aspectata in ciel beata et bella
anima che di nostra humanitade
vestita vai, non come l’altre carca:
perché ti sian men dure omai le strade,
a Dio dilecta, obedïente ancella,5
onde al suo regno di qua giú si varca,
ecco novellamente a la tua barca,
ch’al cieco mondo à già volte le spalle
per gir al miglior porto,
d’un vento occidental dolce conforto;10
lo qual per mezzo questa oscura valle,
ove piangiamo il nostro et l’altrui torto,
la condurrà de’ lacci antichi sciolta,
per dritissimo calle,
al verace orïente ov’ella è volta.15

Forse i devoti et gli amorosi preghi
et le lagrime sancte de’ mortali
son giunte inanzi a la pietà superna;
et forse non fur mai tante né tali
che per merito lor punto si pieghi20
fuor de suo corso la giustitia eterna;
ma quel benigno re che ’l ciel governa
al sacro loco ove fo posto in croce
gli occhi per gratia gira,
onde nel petto al novo Karlo spira25
la vendetta ch’a noi tardata nòce,
sí che molt’anni Europa ne sospira:
cosí soccorre a la sua amata sposa
tal che sol de la voce
fa tremar Babilonia, et star pensosa.30

Chïunque alberga tra Garona e ’l monte
e ’ntra ’l Rodano e ’l Reno et l’onde salse
le ’nsegne cristianissime accompagna;
et a cui mai di vero pregio calse,
dal Pireneo a l’ultimo orizonte35
con Aragon lassarà vòta Hispagna;
Inghilterra con l’isole che bagna
l’Occeano intra ’l Carro et le Colonne,
infin là dove sona
doctrina del sanctissimo Elicona,40
varie di lingue et d’arme, et de le gonne,
a l’alta impresa caritate sprona.
Deh qual amor sí licito o sí degno,
qua’ figli mai, qua’ donne
furon materia a sí giusto disdegno?45

Una parte del mondo è che si giace
mai sempre in ghiaccio et in gelate nevi
tutta lontana dal camin del sole:
là sotto i giorni nubilosi et brevi,
nemica natural-mente di pace,50
nasce una gente a cui il morir non dole.
Questa se, piú devota che non sòle,
col tedesco furor la spada cigne,
turchi, arabi et caldei,
con tutti quei che speran nelli dèi55
di qua dal mar che fa l’onde sanguigne,
quanto sian da prezzar, conoscer dêi:
popolo ignudo paventoso et lento,
che ferro mai non strigne,
ma tutt’i colpi suoi commette al vento.60

Dunque ora è ’l tempo da ritrare il collo
dal giogo antico, et da squarciare il velo
ch’è stato avolto intorno agli occhi nostri,
et che ’l nobile ingegno che dal cielo
per gratia tien’ de l’immortale Apollo,65
et l’eloquentia sua vertú qui mostri
or con la lingua, or co’laudati incostri:
perché d’Orpheo leggendo et d’Amphïone
se non ti meravigli,
assai men fia ch’Italia co’ suoi figli70
si desti al suon del tuo chiaro sermone,
tanto che per Iesú la lancia pigli;
che s’al ver mira questa anticha madre,
in nulla sua tentione
fur mai cagion’ sí belle o sí leggiadre.75

Tu ch’ài, per arricchir d’un bel thesauro,
volte l’antiche et le moderne carte,
volando al ciel colla terrena soma,
sai da l’imperio del figliuol de Marte
al grande Augusto che di verde lauro80
tre volte trïumphando ornò la chioma,
ne l’altrui ingiurie del suo sangue Roma
spesse fïate quanto fu cortese:
et or perché non fia
cortese no, ma conoscente et pia85
a vendicar le dispietate offese,
col figliuol glorïoso di Maria?
Che dunque la nemica parte spera
ne l’umane difese,
se Cristo sta da la contraria schiera?90

Pon’ mente al temerario ardir di Xerse,
che fece per calcare i nostri liti
di novi ponti oltraggio a la marina;
et vedrai ne la morte de’ mariti
tutte vestite a brun le donne perse,95
et tinto in rosso il mar di Salamina.
Et non pur questa misera rüina
del popol infelice d’orïente
victoria t’empromette,
ma Marathona, et le mortali strette100
che difese il leon con poca gente,
et altre mille ch’ài ascoltate et lette:
perché inchinare a Dio molto convene
le ginocchia et la mente,
che gli anni tuoi riserva a tanto bene.105

Tu vedrai Italia et l’onorata riva,
canzon, ch’agli occhi miei cela et contende
non mar, non poggio o fiume,
ma solo Amor che del suo altero lume
piú m’invaghisce dove piú m’incende:110
né Natura può star contra’l costume.
Or movi, non smarrir l’altre compagne,
ché non pur sotto bende
alberga Amor, per cui si ride et piagne.