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xxi

ad essi sono stati attribuiti capolemmi diversi. Perciò il VLL separa casi come temei (gad. grd. MdR temëi, fod. temei) < TIMĒRE) da teme (fas. témer, col. amp. teme) < TIMĒRE con cambio di coniugazione indotto dalle forme rizotoniche del verbo.

g) Parole etimologicamente cognate ma con prefissi o suffissi diversi formano capolemmi separati: per esempio il capolemma troi ‘strada sterrata / Weg’ (gad. tru, grd. fas. amp. troi, fod. trou †) < *TROGIUM è distinto dal capolemma teriol ‘sentiero / Pfad’ (fod. teriol, col. triol) < *TROGIUM con suffisso diminutivo.

Ogni variante dialettale contenuta nel vocabolario (anche se formalmente identica al capolemma) compare in ordine alfabetico con un rinvio al rispettivo capolemma. Qualora una varietà di vallata contempli più forme (per esempio fod. aldidancuoi, al di da ncuoi), le forme alternative (al di da ncuoi) rimandano alla forma principale (aldidancuoi) e quest’ultima al capolemma (aldidancuei).

Struttura degli articoli lessicografici

Lemma

Il lemma viene dato secondo le regole fonetiche e morfologiche del Ladin Dolomitan, la koinè scritta interladina.[1] I criteri adottati da Heinrich Schmid fanno sì che di regola una forma in Ladin Dolomitan abbia un suo esatto equivalente in uno degli idiomi (normalmente il gardenese e/o il fodom). Questa equivalenza tra capolemma in Ladin Dolomitan e almeno una delle forme dialettali può però venire meno, specie nel caso di capolemmi generati da parole presenti in un idioma ladino soltanto. Questo avviene soprattutto nel caso di parole unicamente ampezzane o della Val Badia. Un capolem-ma come cialù ‘nebbia, caligine / Nebel, Dunst’ è creato a partire dall’unica forma ladina disponibile, gad. ciarü < CĀLŪGŌ, ma si discosta da questa per l’assenza – in considerazione dei criteri di Hein-rich Schmid – sia della vocale anteriore arrotondata <ü> che del rotacismo. In pochissimi casi e per l’ampliamento delle conoscenze, la forma del capolemma si discosta da quella proposta dal Dizionar dl Ladin Standard9, opera di riferimento per il Ladin Dolomitan.

Etimologia

Ogni capolemma è corredato di un’indicazione etimologica (che in realtà si riferisce ai cognati dia-lettali attribuitigli). Essa ha la sola funzione di giustificare la presenza del capolemma stesso in base ai criteri etimologici adottati per la selezione (perciò non viene fornita per i toponimi e gli antropo-nimi). Nella sezione etimologica sono citate le seguenti opere:

Chiocchetti, Fabio: L’abbigliamento popolare in Val di Fassa nei documenti d’archivio tra Sette e Ottocento. In: Mondo Ladino 38, 2014, 125­222.

Chiocchetti, Fabio: La “Tgiantzong per la xent bona” e “L viva della sagra da Moena”. Due testi fassani otto-centeschi a confronto. In: Mondo Ladino 32, 2008, 225­270.


  1. Per tali regole si confronti Schmid, Heinrich: Wegleitung für den Aufbau einer gemeinsamen Schriftsprache der Dolomitenladiner. San Martin de Tor; Vich/Vigo di Fassa: Istitut Ladin «Micurà de Rü»; Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn», 1998 e la sua traduzione italiana: Criteri per la formazione di una lingua scritta comune della Ladinia Do-lomitica. San Martin de Tor; Vich/Vigo di Fassa: Istitut Ladin «Micurà de Rü»; Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn», 2000.9SPELL(ServiscdePlanificazionydeElaboraziondlLingazLadin):Dizionar dl Ladin Standard. Urtijei; Vich; San Martin; Bulsan: Union Generela di Ladins dles Dolomites; Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn»; Istitut Ladin «Micurà de Rü»; Istitut Pedagogich Ladin, 2002.